iscrizione
19/02/2025 - 26/03/2025
Renku, letteralmente “versi a catena”, è una forma poetica giapponese composta da più persone che si alternano. Il termine renku è stato proposto nel 1904 dal poeta di haiku Takahama Kyoshi 高浜虚子(1874-1959). Le sue origini, tuttavia, risalgono al renga (poesia a catena), genere poetico affermatosi nel medioevo.
In questa serie di incontri la Professoressa Ikuko Sagiyama (già docente di Lingua e letteratura giapponese all'Università di Firenze) ci introduce al mondo della poesia Renku: i partecipanti comporranno in italiano brevi poesie seguendo le regole di queto antico genere letterario giapponese.
Scorri in basso per una breve storia della poesia Renku.
Quota di partecipazione: €15 ogni incontro comprendente tutti i materiali utilizzati; per i non soci alla quota di partecipazione è da aggiungere la quota associativa a IROHA (10 Euro valida 4 mesi oppure 25 Euro valida 12 mesi).
Dove e quando: alla nostra sede in Via della Fonderia 9 rosso a Firenze. Primo incontro: mercoledì 19 febbraio ore 19,30-21. Le date degli incontri successivi verranno stabilite di comune accordo fra i partecipanti.
La tradizione vuole che l’origine di renga risalga al dialogo in versi tra l’eroe mitologico Yamato Takeru e un anziano guardiano di falò, presente nel Kojiki古事記 e nel Nihon shoki日本書紀:
[Yamato Takeru] Superati Niibari e Tsukuha | quanti notti ho dormito?
[Il guardiano di falò] Contando, | le notti sono nove | i giorni sono dieci.
Da qui deriva la denominazione Tsukuba no michi筑波の道 (Via di Tsukuba) applicata al renga. Ma questo era in realtà uno scambio di due poesie indipendenti, quindi da non considerare un renga il cui primo esempio si trova invece nel Man’yōshū万葉集 1635:VIII:
[Monaca] Del fiume Saho | sbarrando l’acqua ! creai una risaia
[Ōtomo no Yakamochi] Solo una persona | consumerà il primo raccolto.
Questo componimento appartiene alla categoria di tanrenga短連歌 (renga breve), consistente in due stanze rispettivamente di 5/7/5 e 7/7 more, oppure, inversamente, 7/7 e 5/7/5. Il tanrenga veniva praticato nel periodo Heian prevalentemente a scopo ludico, una sorta di “botta e risposta” improvvisata, scherzosa e faceta, come intrattenimento, per esempio, dopo l’incontro di waka. Dal XII sec. si sviluppò invece chōrenga長連歌 (renga lungo) o kusari renga鎖連歌 (renga a catena), in cui i due tipi di stanze, 5/7/5 e 7/7 more, si concatenano concludendosi con quella di 7/7 more. Il kusari renga elevò gradualmente il livello artistico nel periodo dello Shinkokinwakashū, in particolare nel “salotto” intorno all’imperatore abdicatario Gotoba後鳥羽院 (1180–1239). Contemporaneamente anche le regole vennero istituite e si affermò la sequenza di cento stanze come forma standard. Il renga si diffuse anche tra la gente del popolo e cominciarono a comparire i “maestri” di professione. Questi organizzavano gli incontri cui partecipavano sia gli aristocratici che le persone comuni. Si distinsero i due rami, renga colto, serio e raffinato, e renga popolare, umoristico e informale.
Trattandosi di un componimento realizzato da più persone, bisognava evitare il rischio di anarchia e monotonia. Particolarmente importante è la regola di ispirarsi solo alla stanza immediatamente precedente. La trasgressione a questa regola è chiamata uchikoshi打越 (‘scavalcare’ la stanza precedente) ed è assolutamente da evitare.
Verso il XVI secolo, quando il renga cominciò a dare un segno di declino, asfissiato dalle troppe regole, salì alla ribalta lo haikai, estesamente haikai no renga (renga umoristico). Entrando nel periodo Edo, nel XVII secolo, con contributi di tre maestri, Matsunaga Teitoku松永貞徳 (1571 – 1653), Nishiyama Sōin西山宗因 (1605 – 1682) e, in particolare, Matsuo Bashō松尾芭蕉 (1644 – 1694), lo haikai si affermò come un genere poetico popolare e artisticamente elevato. Il periodo Edo vide numerosi poeti del genere tra cui Yosa Buson 与謝蕪村 (1716 – 1783) e Kobayashi Issa 小林一茶 (1763-1827).
Rispetto al renga, lo haikai, pur mantenendo alcune regole essenziali di tsukeai, vantava una maggiore libertà e anche la lunghezza standard veniva ridotta da cento a trentasei stanze.
La prima stanza, chiamata hokku, non avendo una stanza cui fa riferimento, aveva un carattere relativamente indipendente e dette origine all’odierno haiku.
Dopo la Restaurazione Meiji, i poeti haikisti moderni cercarono, almeno teoricamente, di tagliare fuori la dimensione collettiva, in nome dell’individualismo importato dall’Occidente. Questa ondata trascinava anche la letteratura e nel campo della poesia la forma collettiva, renga e haikai, venivano denigrate come se fossero prive di valore artistico: per gli innovatori dell’epoca, la vera arte doveva essere esclusivamente l’espressione delle istanze personali, soggettive, ossia individuali, appunto. Così veniva sancita l’indipendenza della prima stanza dello haikai, con la denominazione di haiku.
Ma già nel periodo Meiji c’erano alcuni poeti e scrittori, tra cui il summenzionato Takahama Kyoshi e Natsume Sōseki夏目漱石 (1867-1916), che volevano difendere, rivalutare e pure praticare la forma poetica collettiva. Ribattezzata con il nome di renku, la poesia a catena sopravvisse grazie a questi letterati e, nel dopoguerra, a partire dagli anni Sessanta del secolo scorso, un gruppo di poeti e scrittori come Ōoka Makoto大岡信 (1931-2017), Maruya Saiichi丸谷才一 (1925-2012) e Ishikawa Jun石川淳 (1899-1987) iniziò a organizzare gli incontri di renku. Ōoka Makoto presentò e praticò la poesia a catena anche con i poeti stranieri che, all’inizio molto scettici, durante il componimento si entusiasmarono di questa esperienza a loro del tutto inedita.
Oggigiorno, il renku gode di una certa popolarità anche se di nicchia. Ci sono parecchie associazioni che organizzano periodicamente gli incontri e pubblicano le loro riviste. Nel periodo in cui i danni causati dall’eccesso del culto individualista sono diventati palesi, la dimensione collettiva del renku potrebbe richiamare e recuperare i valori di dialogo e armonia tra le persone.