Ikebana: "i fiori viventi"
Le origini
Sulle origini di Ikebana ci sono diverse teorie. Una la attribuisce all'uso di rami sempreverdi di yorishiro nei riti shintoisti: gli antichi Giapponesi credevano che le divinità si manifestassero sulle cime degli alberi alti e delle pietre grandi e per questo usavano i rami di una pianta sempreverde durante le feste religiose. Secondo un'altra teoria, Ikebana si è sviluppato dagli ornamenti floreali dedicati alle figure religiose introdotte col buddismo.
Fin dall'antichità i Giapponesi davano significati spirituali alle piante. Nel primo libro di storia del Giappone scritto nel 720 d.C. si legge che «tutte le piante e gli alberi dicono molte cose». Se la fioritura andava bene si considerava che ci sarebbe stato un buon raccolto; si indossavano fiori, rametti giovani o di sempreverde per augurare una vita felice e lunga. Tutt'oggi ci sono molte feste locali dove è rimasta viva questa usanza, e sicuramente questa fede e considerazione dei Giapponesi ha sviluppato un modo particolare di esprimere l'arte delle piante.
Nell'epoca Heian (794-1185) la dama di corte e scrittrice Sei Shōnagon scrisse nei Racconti del guanciale: «sotto la ringhiera poso un grande vaso blu nel quale metto tanti rami belli di ciliegio...». Forse si tratta di una composizione di Ikebana. Nel loro giardino i nobili piantavano vari fiori per ammirarne la bellezza. Il vaso di cui parla Sei Shōnagon probabilmente proveniva dall'estero, e anche fra le piante ci saranno state diverse specie straniere.
Nella storia del Giappone la cultura cinese e coreana hanno esercitato una forte influenza: il buddismo è una delle cose più importanti arrivate in Giappone dal continente. Negli emakimono (pitture su rotoli di carta) del XII secolo è raffigurato lo stile di arredamento mitsugusoku, una semplificazione della doecorazione dei templi buddisti: si mettevano un'incensiera nel centro, un candeliere a destra e un vaso con i fiori a sinistra e sopra una tavoletta davanti a una pittura religiosa. A volte si vede anche un vaso con i fiori da solo.
Nascita di Tatebana
Ikebana come lo conosciamo oggi si considera che sia nato con lo stile tatebana nell'epoca Muromachi (1338-1573): la composizione floreale perde il valore di ornamento religioso ed assume un valore decorativo ed estetico fondato su regole ben precise, anche se ancora semplici.
Nella cultura giapponese l'epoca Muromachi ha una grande importanza: in questo periodo sono nati la cerimonia del tè e il teatro nō e si sono sviluppate la pittura, l'architettura e la costruzione dei giardini. E soprattutto sono nati lo spirito e la teoria fondamentale di tutte le arti giapponesi tradizionali che esistono ai nostri giorni.
I sostenitori della cultura erano i guerrieri, non la corte imperiale. Molti di loro erano artisti straordinari: Sasaki Dōyo, per esempio, costruì un vaso enorme facendo fondere il rame ai piedi di un albero di ciliegio in piena fioritura, che così diventò un grande ikebana. Tenevano spesso feste per mostrare i tesori che facevano giungere dall'estero, usando i fiori per ornare questi oggetti. In queste feste avevano grande importanza i dōhōshu, artisti che si occupavano di allestire le sale e i giardini, e anche gli artisti di ikebana: i più celebri si chiamavano Ryuami e Mon-ami. Il nuovo stile architettonico, Sho-in, aveva introdotto nelle sale uno spazio dove trovavano posto composizioni floreali create studiando i tipi e la struttura dei fiori: questo stile si chiama tatebana, e prevede che al centro della composizione si trovi la pianta più alta.
Nello stesso periodo in un tempio di Kyoto, Rokkakudo, c'era un altro artistia di ikebana, Ikenobo Senkei, grande maestro di tatebana al quale si deve la diffusione di tatebana; dopo di lui altri artisti quali Sen-no e Senkei contribuirono all'affermarsi dello stile tatebana. I dōhōshu scomparvero con la fine dell'epoca Muromachi, mentre grazie a Ikenobo l'arte di tatebana proseguì nelle epoche succesive come Azuchi-Momoyama (circa 1573-1600) e l'inizio dell'epoca di Edo (1603-1867). In particolare nell'epoca Azuchi si costruivano grandi castelli con saloni dove si componevano tatebana grandi e particolari.
Dopo Tatebana
Più avanti nell'epoca di Edo sono nati nuovi stili: seika (o shoka) e nageire, più sofisticati e diffusi anche fra la borghesia.
Nell'epoca Meiji (1868-1912) nasce un altro stile, moribana, per le ragazze che imparavano Ikebana come buone maniere.
Oggi nell'Ikebana vengono utilizzati anche elementi assai vari (vasi, supporti e anche fiori) per le composizioni, sempre rimanendo nell'ambito degli stili tradizionali.
Testo © IROHA 2008
Soci artisti di IROHA che praticano questa arte:
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Sachiko Yamaguchi
Vive in Italia da otto anni. Nel nostro paese tiene lezioni di ikebana, effettua vestizione di kimono e partecipa a eventi legati alla cultura giapponese.
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