La cultura sostenibile

Covid contro la tradizione 2: arte e artigianato

1/02/2022

Per noi che pratichiamo la cerimonia del tè (Sadô) la prima lezione dell’anno è una lezione particolare.
Nel Toko (la nicchia o parete dove si mettono gli addobbi che saranno il tema della giornata) c'è una calligrafia con parole di augurio e come fiori spesso usiamo rami di salice piangente annodati. Anche molti altri strumenti e allestimenti hanno significati di festa e di augurio. Oltre a bere il tè con i dolci a volte mangiamo insieme un piccolo pasto con cibi simili a quelli che si mangiano in famiglia per Capodanno, ma più semplice, con meno quantità. Beviamo anche un po’ di sake.

Dal 2020 molti praticanti di Sadô hanno dovuto rinunciare a questa usanza, come a tante altre tradizioni e usanze dell’anno: viene considerata molto pericolosa per il contagio questa arte che ha come momento fondamentale proprio bere il tè, a volte dalla stessa tazza, e mangiare il dolce insieme ad altre persone.
Le cerimonie del tè hanno subìto sospensioni e modifiche di tradizioni tramandate da secoli. La riduzione così forte dell'attività ha danneggiato gravemente gli artigiani che producono gli strumenti. Un effetto che è andato a sommarsi a una crisi che colpisce questa arte da decine di anni: ci sono pochi praticanti giovani e pochi maestri fanno lezioni tradizionali con strumenti di qualità. Poi è arrivato il Covid. Ogni volta che vado al negozio degli strumenti dove mi servo da sempre, sento di qualche artigiano che ha chiuso il laboratorio.

Personalmente non so se proprio la cerimonia del tè sia così pericolosa: esiste da cinquecento anni, ci sono già state altre epidemie in Giappone anche quando non c'erano disinfettanti o vaccini. È un'arte che dà importanza all'igiene: il tè verde ha proprietà disinfettanti e anti-ossidanti e contiene la vitamina C, dopo la cerimonia si lavano sempre tazze e strumenti con l’acqua bollente. Anche i fagioli azuki, che spesso si usano per il dolce, rafforzano il sistema immunitario.
Naturalmente questa è una mia opinione … non sono un medico, e non voglio certo dire che queste cose abbiano la stessa efficacia di vaccini o altre misure di prevenzione. Mi chiedo soltanto se la cerimonia del tè sia veramente più pericolosa di tante altre cose.

Oltre ai praticanti della cerimonia del tè, in questi tempi di Covid anche molte persone hanno cambiato il modo in cui festeggiano Capodanno. Per evitare gli assembramenti non si sono fatte grandi riunioni in famiglia, e quindi ci sono stati pranzi di Capodanno più piccoli rispetto al solito. Lo scorso anno facendo la spesa a fine anno ho notato che tantissimi ingredienti per Capodanno si vendevano con gli sconti o comunque costavano poco! In genere, invece, questi ingredienti a dicembre rincarano proprio perché si usano molto a Capodanno.
Per la gente normale è un piccolo cambiamento, ma dietro a questo ci sono i ventitori e i produttori di materiali per le feste che subiscono un effetto grave. Già le famiglie giovani festeggiano sempre meno Capodanno, cucinano sempre meno i piatti tradizionali oppure comprano cibi pronti invece di prepararli a casa. Negli ultimi anni, molti non festeggiano neanche e vanno all’estero a fare una vacanza come se fosse estate.

Così ci sono sempre meno agricoltori che producono ingredienti per le feste, e diminuiscono anche i produttori di addobbi. Nella foto qui sopra vedete “kuwai”: è una verdura simile alle patate e si mangia soprattutto a Capodanno. Ma ci sono sempre meno agricoltori che lo coltivano e così questa verdura è sempre più difficile da trovare e più costosa, e la maggior parte dei “kuwai” al mercato sono d’importazione.

Questo è ciò che è successo per il Covid, ma come sarà il “post Covid”? Torneremo come prima? In Giappone nel 2011 ci sono stati il terremoto di Tohoku e l’incidente nella centrale di Fukushima. Dopo 10 anni noi giapponesi — compresi noi che abitiamo lontani e non abbiamo avuto danni diretti — continuiamo a sentire gli effetti di quei disastri.
Quando non ci sarà più nessuno che produce certi ingredienti e certi oggetti non si potrà più ricominciare ad avere i prodotti scomparsi, quindi diventerà impossibile festeggiare con questi ingredienti e materiali. Qualche materiale si sostituirà con prodotti industriali di plastica. Ma il cibo?

Nessuno può sapere il destino della tradizione e della cultura fra 50 anni, ma forse neanche fra 10 anni. Nel mondo che cambia così velocemente come oggi, l’unica cosa che posso fare e che vorrei fare è continuare la mia pratica e trasmettere la bellezza della tradizione e dei prodotti che la fanno vivere.

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